1999 - L'ARCHITETTO E I QUATTRO GATTI

Fabrizio Frates

Potrebbe essere il titolo di una favola, una delle tante che ci hanno sciorinato quando eravamo piccoli e che noi, da grandi, abbiamo riproposto ai nostri figli. La classica favola a lieto fine, dove uomini ed animali sono i protagonisti di eventi ambientati in castelli o palazzi fantastici.
La realtà è leggermente diversa: il castello o palazzo è un palasport, quello della Mens Sana, ed i protagonisti sono un vero architetto, milanese, innamoratosi delle geometrie del basket (Fabrizio Frates) ed i quattro gatti sono il popolo, appassionato della "palla-al-balzello", i tifosi della Mens Sana.
Frates è un allenatore che pretende il massimo, esigente, meticoloso, preparato, uno che non perdona scherzi e distrazioni, ma che, concedendo poco al colloquio, ai rapporti umani in campo e fuori, spesso non riesce a raccogliere quanto seminato.
I tifosi senesi sono paramente esigenti, preparati, ambiziosi e, soprattutto, toscani e non milanesi e pertanto più..., più scherzosi, più istintivi, più contestatori, più tutto.
Lui con "il puzzo sotto il naso", come scrisse Roberto Morrocchi in "soprattutto uomini veri", loro con "i marroni pieni", come direbbe un milanese più vicino a noi, nel vedere la Mens Sana fornire continue prestazioni incolori.
Le due parti si scontrarono e ruppero definitivamente quel minimo rapporto ancora esistente quando un bel giorno o, per dir meglio, una bella sera, il buon Frates, a seguito dell'ennesima sconfitta interna della Ducato Mens Sana in Coppa Europa, criticò squadra e pubblico appioppando a quest'ultimo l'appellativo di "quattro gatti".
Si scatenò il finimondo; non ci fu più pace per nessuno; critiche, contestazioni a non finire.
Le ultime partite della stagione scivolarono via incolori; non ci fu niente e nessuno che rianimasse ambiente e squadra. Campionato e Coppa finiti per la Mens Sana e, soprattutto, per il buon Fabrizio Frates che, al termine della stagione, fece le valigie e se ne tornò al nord a far compagnia, probabilmente, al suo amico Osso (personaggio del suo "saggio finale" su Superbasket) lasciando i Quattro Gatti della Mens Sana a godersi una miriade di vittorie e successi che nemmeno lui avrebbe mai ipotizzato.


estratto da "Give me five" di Stefano Fini