1981 - CARABINIERI SPARANO AL PALASPORT DI SIENA



Gravi incidenti al palasport di Siena durante la partita Sapori-Latte Matese Caserta. Alla conclusione dei tempi regolamentari con le due squadre perfettamente appaiate a 85 punti, i tifosi casertani (un centinaio dietro la panchina dei giocatori) hanno ingaggiato una furiosa colluttazione con i tifosi locali.
Gli incidenti si sono allargati ed hanno investito anche la scala del palasport che porta al bar. I carabinieri ed i poliziotti sono intervenuti per sedare gli scontri, ma vengono respinti dai contendenti.
Al loro soccorso sono arrivati due carabinieri che si trovavano di servizio fuori dal palasport; uno di questi ha estratto la pistola ed ha sparato tre colpi in aria. E’ stato seguito a non più di dieci secondi di distanza dal collega che ha scaricato contro il soffitto in lamiera del palasport l’intero caricatore della sua arma[1].
Nel palasport, alle fiammate degli spari, è successo di tutto.
Le squadre e l’arbitro Albanese, al momento degli spari, erano al centro del campo pronti a dare inizio al tempo supplementare. Dopo un attimo di sbigottimento, di gelo assoluto, c’è stato un fuggi fuggi generale.
La tribuna degli scontri si è vuotata in un batter d’occhio, i giocatori si sono gettati a terra sul parquet, altri se la sono data a gambe, rifugiandosi negli spogliatoi, seguiti dagli arbitri Albanese e Tallone di Varese.
Ci sono stati svenimenti, la moglie dell’allenatore della Sapori Serena Tagliatatela è stata colta da malore ed è stata ricoverata in ospedale in stato di choc.
La partita è ripresa, dopo un buon quarto d’ora di sospensione, e si è conclusa dopo un tempo supplementare con la vittoria della Sapori per 90-89. Sono stati cinque minuti di gioco nei quali in tutto il palasport non è volata una mosca.

[1]Nota: Quello riportato nella cronaca sopra di Guido Parigi non è esatto in merito ai colpi sparati dai carabinieri. Dopo i primi colpi non ve ne furono altri se non eco e rimbombo di notevole portata date le caratteristiche interne del luogo.


estratto da un articolo di Guido Parigi su "La Nazione" del 30 novembre 1981