Massimo Cosmelli reattore del basket
02 dic. 1966|Posted in :
Giganti del Basket
Che foto amici del basket ! Non e' un gruppo beat dei primi anni '70 ... non sono ne l' Equipe84 ne i Giganti; o meglio dei giganti lo sono ... ma del basket di quegli inizi anni '70. Con il milanese Masini, i grandi del Ignis Varese campioni d' Europa, Meneghin, Zanatta Rusconi, ed i "saporelli" senesi Cosmelli e Bovone.
Massimo Cosmelli in versione "Tonino" dei Camaleonti o Ringo Star con giacca e cravattino di beatleriana memoria, da baronetto del beat inglese ma con un sorriso scanzonato, tutto toscano, livornese.
Di lui e della sua famiglia scriveva nel 1966 Aldo Giordani su "I Giganti del basket" agli albori della sua carriera svelando le originarie passioni di Massimo Cosmelli:
"I Cosmelli: 27 anni Maurizio ora a Cagliari dove gioca e insegna educazione fisica, e conduce tranquillamente i primi mesi di vita matrimoniale con la sua Giovanna; anche lui azzurro, e' pero' meno celebre di Massimo, 24 anni, appena centottanta centimetri di statura, una colonna della Nazionale.
Massimo e' un po' il cocco di babbo Arturo. Babbo Arturo e' uno dei papa' piu' celebri tra i ragazzi del nostro basket; la sua casa a Livorno e' sempre aperta per chiunque abbia, assieme ad uno dei suoi ragazzi, ciuffato la rete di un canestro; ospita tutti nella stanza dei trofei, raccolti per lui da Maurizio e da Massimo.
Massimo a diciotto anni voleva fare il pilota di aerei a reazione; li aveva sentiti rombare per tanti anni sul capo, quando si alzavano dall'aeroporto di Pisa, che gli erano entrati nel sangue. Inizio' la selezione attitudinale all'accademia di Nisida con altre centinaia di coetanei; dopo 15 giorni di prove da astronauta erano rimasti in tre; lui uno di quelli. Ma a babbo Arturo gli aerei non piacevano, aveva la guerra nelle orecchie e Massimo, che aveva affrontato la selezione forse con la segreta speranza di essere scartato, ebbe la forza di rinunciare per lui al sogno di tutta la sua infanzia.
Niente aerei ma ma "perbacco mi sfoghero' nel basket, anche se sono un tappo". Oggi a vederlo in campo c'e' da credere che giochi come se fosse un pilota: i suoi voli a carpire spesso il pallone dalle mani dei giganti veri, sono elettrizzanti; gli scatti a canestro fanno davvero pensare all'accelerazione di un reattore; ormai e' votato al basket: la sua tesi all'istituto superiore di educazione fisica sara' di argomento psicologico sul comportamento dei piccoli gruppi, prendendo spunto dalle sue esperienze in squadre di pallacanestro. In fondo a lui va bene cosi': non e' il capo di una squadriglia, ma il motore di una squadra; babbo Arturo e' orgoglioso e felice e lui, quando entra per primo nel campo di basket, pedaggio che pagano i tappi per tradizione, non soffre un gran che': oramai sa che i suoi 180 centimetri valgono il doppio e ne fanno ugualmente un gigante del basket, un reattore, e quando si eleva in sospenzione vola e colpisce la retina come uno di quei bombardieri che a lui, babbo Arturo, proprio non sono mai piaciuti per le brutte memorie di quei tempi di guerra.