NOTE: Capacità tecniche naturali; tiro in sospensione efficacissimo; intelligenza cestistica sopra la media. Da bambino prodigio a maturo tecnico; non ci sono mezze misure nella carriera di Paolo Moretti da Arezzo. Portato a Siena da Luca Finetti è cresciuto nella Mena Sana dei giovani ha incantato subito l'Italia del Basket per le sue qualità. Baciato dalla musa del talento, a diciotto anni, Verona staccò per lui un assegno da due miliardi di vecchie lire per assicurarselo. Quattro anni nella città di Romeo e Giulietta, sei a Bologna (quattro vissuti sulla sponda Virtus, quella che lo consacrò stella del basket nazionale con scudetti, vittorie e il salto in maglia azzurra, e due alla Fortitudo) intervallati da un campionato in Grecia, nel Panionios Atene, quando arrivò lo svincolo. Poi il ritorno a Siena, un salto a Roseto e la malattia. In carriera aveva già dovuto sopportare molti mesi di stop per una lesione al tendine di Achille, ma era niente rispetto a cosa il destino gli doveva riservare più tardi, a trent'anni esatti. Leucemia, fine del gioco. Ma "Paolino", come veniva chiamato dagli amanti del basket senese, era abituato a vincerle le battaglie e così riuscì, anche in questo caso, ad avere la meglio. Riparte per scrivere un altro libro. Quello dell'allenatore con la faccia da buono. Tre anni nel settore giovanile alla Virtus Siena, mezzo campionato di B2 a Catanzaro, uno in B1 ad Ancona, poi Livorno dove nel 1991 aveva debuttato con la nazionale italiana da giocatore. Grandi cose a Pistoia con promozioni ed ina buona prima
stagione a Varese. Poi le crisi societarie ed i fallimenti: da Varese a Siena.