La vigilia di quel Natale fu assai diversa da quella attuale. La crisi di oggi è di natura economica e morale quella di allora era di ben altra natura e spessore.
Erano giorni d'assedio, gli ultimi della gloriosa repubblica, ma soprattutto erano giorni di stenti e miserie.
Il Sozzini, diarista eccellente, ci informa sul mercato alimentare di quei giorni: furoni macellati due bovi che appena bastarono ai governanto ed agli agenti del re.
Gli altri si arrangiavano con un pò di tutto, dalla carne di somaro a quella dei talponi di fogna che sul mercato valevano circa 50 euro attuali; doppio valore per un pollo
(assai raro), mentre le uova si vendevano a un "Giulio" d'argento.
Mangiavano poco e lavoravano molto: fervevano le operazioni di rinforzo alle difese. Si costruirono due ritirate e cioè due muraglioni, uno a Porta Tufi e l'altro a Porta
San Marco ed il fortilizio di B. Peruzzi a Porta Pispini.
Le tremila donne tanto ricordate e lodate dal Montluc si davano il cambio con gli uomini, i giovani ed anche i parroci e frati. Tutti portavano terra, mattoni e pietre.
La notte prima di Natale le chiese si riempirono di senesi e soldati per la tradizionale messa ma passò poco più di un' ora che la "Campana grossa" del Comune suonò
l'allarme generale.
Grosse file e pattuglioni nemici con molte fiaccole si muovevano all'attacco da ogni parte. In special modo nelle mura in basso fra P.Tufi e San Marco da parte dei soldati che provenivano
acquartieramento di Certosa (Firenze nord). Ma l'attacco più duro fu nell'ora successiva, a Porta Camollia da parte del comandante Marignano, dove si contarono
a centinaia morti e feriti fra i compagno d'armi senesi e francesi. Giunsero in aiuto il Montluc, il Bentivoglio ed il conte Caiazzo con i rinforzi.
I fiorentini erano riusciti a passare dentro le mura ma a furor di spada e daghe furono respinti dopo un combattimento di tre ore. Gli attaccanti fiorentini ed imperiali
si ritirarono seguiti dallo scampanio e dalle parolacce dei senesi che avevano salvato la propria città.
Quella notte non fu possibile dormire e molti andarono a riposar vestiti (Sozzini). Per il giorno di Natale ebbero da seppellire i loro morti e da rabberciare le mura e le
opere di difesa.
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Siena del 1550 e bastione di B. Peruzzi
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