SIENA E LE TORTURE NEL TEMPO
Il mondo medioevale era in fondo molto semplice: in Cielo vi era Dio, in terra a rappresentarlo per gli affari religiosi vi era il Papa,
e per gli affari terreni vi era l'imperatore, il principe, il podestà ecc. e chi si metteva fuori legge con il Cielo sapeva che automaticamente
era un fuorilegge della terra. La giustizia procedeva su un binario solo. Di qui un triangolo di principi: autorità-ordine-giustizia.
Il Medioevo era un mondo dalla sentenza facile, ma anche dalle idee chiare.
La gente sapeva benissimo che "sgarrare", andare contro a quelle poche regole principali, voleva dire pene e torture certe.
Ai reati contro l'autorità, cioè Dio o i suoi "rappresentanti", erano contemplate le pene più gravi che andavano dalla tortura ordinaria
e straordinaria al supplizio supremo.
Anche Siena non fu esente da queste regole anche se il numero di torture e pene capitali fu inferiore alla media nazionale; per esempio, la forca o il taglio della testa
con ascia, pena del capo, ebbe una media di circa quaranta giudizi l'anno. Oltre ai due reati menzionati sopra, veniva applicata la pena di morte anche
per gli omicidi, e per le rapine gravi. Inoltre a chi veniva sorpreso a bestemmiare in pubblico due volte, era impresso il marchio rovente, che gli lasciava
nella carne una cicatrice a forma di B (bestemmiatore).
Agli eretici, streghe e stregoni, al pari dei rei di malefizi peggiori (stupro, infanticidio, delazioni) veniva applicato un campionario delle torture molto
vasto: strappata, candela, l'immuramento, impalamento.
Una tortura e pena usata in Siena, sia come condanna che come mezzo per far parlare i reticenti, fu quella denominata: tortuda del fuoco (vedi immagine sotto).
Pene corporali e torture terminarono a Siena nel 1786 con la "riforma della legislazione criminale" del Granduca Leopoldo.
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Tortura del fuoco ed altre
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