![]() |
![]() | > |
![]() Un pentolaio, che ogni tanto fa una visitatina a Siena, questa mattina, circa le ore 11, colla sua merce all’incrociata fra le vie S Pietro alle Scale, Casato e della Tartuca, richiamava l’attenzione dei passanti sulla sua merce facendo un baccano d’inferno con parte delle pentole adibite a tale scopo . A questo personaggio si è aggiunto anche un venditore d’acciughe. Essi si sono messi d’accordo e mentre il secondo gridare a squarciagola il primo gli faceva un fracasso d’accompagnamento, chiamato da loro musica, molestando fortemente chi abita in quei parassi. Alcuni forestieri hanno detto che quel frastuono era talmente forte che anche i preti di Sant’Agostino ed i morti del Cimitero monumentale se la sono data a gambe. Ma è possibile che si tollerino nella nostra città cose che sarebbero appena ammesse in una fiera di villaggio. PUBBLICA ASSISTENZA Nel pomeriggio di ieri la squadra di turno della Pubblica Assistenza recavasi al podere nominato Montenero, nel comune di Monteriggioni, per trasportare al nostro policlinico Cioni Faustina affetta da artrite. Il tragitto percorso dai bravi militi della pubblica assistenza fu di Km. 22 e venne percorso in 6 ore. ![]() IL FURTO DELLA MADONNA SOTTO LO SPEDALE 30 maggio1907 - Una brutta sorpresa aspettava stamani Giovacchino Faiticher, il custode della Società di Esecutori di Pie Disposizioni, volgarmente chiamata Società della Madonna sotto lo Spedale, al suo presentarsi, circa le 6,15, ad aprire i locali ed i vari uffici. Il cancello di ferro era stato aperto a mezzo di scassinamento della serratura. Il pover' uomo rimase senza fiato dalla emozione e non fu che dopo alquanti minuti che si sentì la forza di andare a chiamare gli Agenti. 5 luglio 1907 - L' arresto del custode Come dicemmo, chi si accorse per il primo della visita dei ladri e ne dette avviso alle autorità, fu il custode Giovacchino Faiticher, il quale sembra abbia risposto non troppo chiaramente alle interrogazioni rivoltegli. Le dichiarazioni del Faiticher sul modo come egli passò le ore pomeridiane e la notte di domenica scorsa sono contradditorie; pertanto il Faiticher fu ieri definitivamente associato alle nuove carceri. 12 luglio 1907 - Gli interrogatori del Faticher con nuove rivelazioni A quanto ci viene assicurato il Faiticher si sarebbe ieri deciso di narrare minutamente come passò il pomeriggio e la notte del furto. Il Faiticher aveva inizialmente detto di essere stato fino alle ore 20,00 al proprio lavoro e successivamente, fino alle 22,30, in compagnia del suo cugino Giulio Faiticher e di altri amici; quindi di essersi ritirato nella propria abitazione, in via Giovanni Duprè, dove convive con la vecchia madre e tre figli. Non trovando precisi riscontri le autorità inquirenti decisero di trattenere in arresto il Faiticher. Negli interrogatori seguenti per l'accertamento degli alibi è scaturito che il Faiticher avesse, nel periodo in questione, avuto degli incontri segreti con una di lui amante. La donna con la quale il Faiticher ha rapporti da molti anni, dopo essere stata trattenuta in Questura per circa 14 ore e dopo aver subito numerosi interrogatori, ha definitivamente affermato che il Faiticher si era ritirato nella di lei abitazione alle ore 18,30 della Domenica pomeriggio e non ne era uscito che circa alle ore 6 del successivo giorno. I due amanti avevano approfittato dell'assenza del di lei marito, il cav. Icilio Bandini, rettore della Società di esecutori di Pie Disposizioni. UN DISTURBATORE IN CHIESA Nella chiesa parrochiale di S. Martino predicano da vari giorni i padri missionari. Ieri sera verso le ore 18 mentre uno di essi pronunziava il suo sermone, certo Rinaldi Gino, nato a Montalcino, domiciliato a Siena, commesso di negozio, principiò a disturbare con parole pronunziate ad alta voce. Di più, quando il predicatore accennò ai fedeli l’immagine del Crocefisso, gridò che quello era un pezzo di legno qualsiasi di nessun valore, scandalizzando i fedeli presenti in chiesa. Il Rinaldi fu arrestato e deferito all’autorità giudiziaria per sfregio agli oggetti destinati al culto, e per aver disturbato una cerimonia religiosa. DISGRAZIA Domenica mattina, Marianna Minucci abitante all’ Isola, fuori porta Romana, si addormentava tenendo lo scaldino sulle ginocchia. Nel dormire lo scaldino le si rovesciava, dando fuoco agli abiti, la disgraziata riportava delle gravi ustioni per le quali fu sollecitamente condotta al nostro Policlinico. ![]() IL MONUMENTO A GARIBALDI Scrve il Corriere Italiano di Firenze: "Abbiamo avuto occasione di ammirare una riuscitissima ed accurata riproduzione del monumento a Garibaldi in Siena del Romanelli, fatta dell’ egregio artista Vitaliano Sancasciani, che abita nella nostra città in Borgo S. Croce n° 75. La riproduzione che davvero può dirsi splendida è in bronzo cesellato, dell’ altezza di centimetri 27. Malgrado il grande pregio artistico del lavoro, il prezzo ne è mitissimo e quasi irrisorio per cui le richieste d'acqusto sono state numerosissime. Hanno più amore del monumento della Lizza i fiorentini degli stessi senesi che lo trascurano alquanto". GRAVE MANCANZA D'ACQUA La calura insopportabile origina incidenti e disagi a tutta la cittadinanza. Guiseppina Fusi, di anni 65, cade mortalmente nelle Fonti di Ovile a causa di un malore causato dalla calura e Caterina Montanari, di anni 53, muore per insolazione e mancanza d'acque mentre con il falcetto tagliava l'erba nel suo campo fuori Porta Fontebranda alle ore 12 e 30 di ieri. ![]() vignette sulla Gazzetta ![]() UN TURPE REATO Questa mattina si è recata all’ufficio di pubblica sicurezza una donna, di cui taciamo il nome, a denunziare uno di quei fatti, che destano ribrezzo anche negli animi più corrotti. La povera donna ha raccontato che il giorno 28 del passato mese alle fonti di Ovile, la sua bambina di anni 9 fu chiamata da un uomo, il quale fa i turaccioli in via Ricasoli; ma non ha saputo indicare il nome. Costui dette prima alla bambina due centesimi, e quindi, dopo averle rivolto qualche domanda vaga per trattenerla, la invitò a recarsi con lui in una stalla prossima, per vedere dei conigli. La bambina lo segui ed appena furono entrati nella stalla, quel tale chiuse i cancelli e gli sportelli di un finestrino, talche rimasero all’oscuro; allora le gettò sopra un mucchio di fieno. Compiuto l’atto infame, dette un soldo alla bambina e l’ammonì a non dire niente, facendole capire che, se avesse parlato, sarebbero anbedue andati in prigione. La madre, avendo riscontrato stamani delle macchie nella camicia della figlioletta, si è messa in sospetto ed interrogata la bambina, ha finito per conoscere la verità. La polizia in seguito alla denuncia ricevuta e al racconto della bambina, ha identificato ed arrestato l’autore del delitto, nella persona di Valentini Pietro d’anni 47, nato nel comune di Massa e domiciliato in Siena, in via del Sasso. Messo a confronto, la bambina lo ha riconosciuto e si è messa a piangere. La perizia medica ha riscontrato la violenza subita dalla bambina, la quale tuttavia non è stata deflorata. DAL LENOCINIO AL SUICIDIO Cronache dal Tribunale penale di Siena Quelli che riportiamo sotto sono un estratto delle cronache di un paio di udienze svoltesi presso il Tribunale di Siena a partire dal 9 settembre 1899 ed una successiva notizia riportata da "La Vedetta senese" che hanno, tutte, visto come protagonista Francesca Bartoli, una ragazza di 17 anni, in quel periodo residente a Siena in via San Marco. Udienza del 9 settembre 1988 Presidente il giudice avv. Pierucci, assistito dai giudici avv. Angeloni e vice-pretore avv. Gamberucci; P.M. avv. Campili, cancelliere Brunini ![]() Bartoli Amelia, fu Giuseppe, di anni 38 di Siena, è imputata di lenocinio* per avere negli anni 1897 e 1898 in Siena, a fine di lucro, indotto alla prostituzione la sua nipote Bartoli Francesca, ora di anni 17, la quale le era sottoposta ed affidata per ragioni di custodia temporanea. La Bartoli Amelia è una donnetta piuttosto piccola, che veste all'operaia, senza cappello, con una camicetta color rosa con fiorami più scuri; ha la sottana e zinale neri. E' magra ed affetta leggermente da strabismo. E' difesa dall.avv. Silvio Caverni. la Bartali ha negato qualunque compartecipazione nelle cadute morali della sua nipote, ammettendo soltanto che questa stesse per qualche tempo in casa sua, dove capitava ogni tanto qualche uomo per ragioni di lavoro. A favore della Bartali Francesca hanno deposto il di lei padre Ferdinando e Petrollini Letizia nei Bartol, matrigna di Francesca. Udite le parti il Tribunale condanna Bartoli Amelia alla pena di reclusione per 5 anni, poi condonati a 3, ed a lire 3000 di ammenda; me quello che maggiormente riteniamo interessante è il proseguo di questa storia che noi riteniamo significativo. A distanza di poco più di un anno si ha una udienza presso il Tribunale penale di Siena nei riguardi di Ferdinando Bartoli. Bartoli Ferdinando di anni 40 di Siena, è imputato di abuso e molestie carnali indotte nei riguardi della propria figlia, di anni 18, Bartali Francesca nel contesto dell'ambito familiare. La figlia Francesca è una ragazza di giusta statura, nè grassa nè magretta, nè bella, nè brutta, ma piuttosto simpatica; veste una camicetta color rosa con cravattina nera e con sottana e zinale scuri, di cotone. A favore del Bartoli Ferdinando depone la di lui moglie Letizia Petrolini sui vari fatti portati in causa nel dibattito tenutosi a porte chiuse. Il Pretore udite le parti assolve il Bartoli per non aver commesso il fatto. Nella cronaca di Siena della "Vedetta senese" del 19 dicembre 1900 a conclusione troviamo scritto: "Una ragazza di nome Francesca Bartoli tenta il suicidio a mezzo dell'asfissia in una casa di via San Marco. Gravi le sue condizioni". [* lenocinio = sfruttamento alla prostituzione] ALL' OSPEDALE CON LE INTERIORA IN MANO ![]() Montepulciano 1897 - La mattina del 15 agosto il Feliciati che aveva negozio di manifatture nella piazza di S. Agostino in Montepulciano, in prossimita' della bottega di macellaio di Gio Batta Bruzzichelli, mentre si apprestava a mettere in mostra la sua mercanzia, vide il contadino Angiolini Bonifazio con un paniere di pollastri e lo chiamo' per acquistarne un paio. Il Bruzzichelli, mentre il colono si avvicinava verso il Feliciati, lo fermo' e gli chiese di acquistare i polli. Per tale fatto, che il Feliciati interpreto' come un dispetto, corsero parole ingiuriose fra i due, e dalle parole ben presto passarono ai fatti con scambio di pugni e calci. Il Feliciati pote' prendere le lunghe forbici del suo negozio e con queste si scaglio' contro il Bruzzichelli ferendolo all' orecchio destro. Sopraggiunse a questo punto certo Zampini Arturo, garzone del Bruzzichelli, che si avvento' al Feliciati tentando con lodevole pensiero e coraggio di disarmarlo, ma nel frattempo il povero Bruzzichelli rimaneva colpito nell' addome, riportando una lesione perforante in cavita', che fu causa di morte dopo aver raggiunto a piedi l' Ospedale con le interiora in mano. Clicca per vedere la cronaca sul processo Feliciati al Tribunale di Siena.
|