Sotto la guida esperta di Tonino Zorzi avevamo una grande squadra con delle bocche da fuoco impressionanti: al magnifico duo statunitense Bucci-Bantom potevamo affiancare il nuovo grande acquisto Claudio Malagoli, il giustiziere di Novellara, la cui mano "come una colt" (come viene definita nel libro dedicatogli da Davide Micalich) rappresentava una certezza in più. L'unica cosa che non tornava, come ripetuto più volte da Paolo Maccherini e scritto da Rudy Simonelli, era che "gli emiliani della Parmalat (lo sponsor) ci avessero tolto il bianco verde dalle magliette. Una cosa incredibile, quelle orrende tonalità di azzurro-blu sapevano proprio di "mercenario"; ma il tempo e la storia avrebbero in seguito fatto ampiamente giustizia su coloro che malamente, scorrettamente ed insensibilmente gestivano quell'azienda. Ciò che il tempo non ha cancellato è l'epilogo di quel campionato. Cinque sconfitte consecutive nelle partite che chiudevano il campionato quasi quante ne avevi subite nell'arco di tutto il campionato. Perché? Che cosa era accaduto? Analisi tante… ipotesi a non finire. La più accreditata o per lo meno "la più chiacchierata" riguardava il mitico "Ercolino". Infatti il nostro George Bucci ebbe un calo di rendimento progressivo impressionante, in quelle ultime partite, e tutti i sogni erano sfumati, ricordiamolo, per quella manciata di giorni di follia. Follia o qualcos'altro !?!? A fine campionato Bucci se ne andò attratto dalle sirene bolognesi della Fortitudo che già da tempo suonavano. Loro erano tornati in A1, mentre noi "rimandati ad ottobre". Pura casualità oppure...????? Noi non crediamo nella malafede di George: Siena lo amava e lui lo sapeva e lui, a modo suo (principalmente sul parquet), contraccambiava. Vincenzo Coli, un giorno (non ricordo quando), disse in merito al personaggio Bucci: "Tutta Siena amò George, l'uomo dal braccio d'oro - E' lui che fa tutto, segna, prende i rimbalzi, detta gli schemi, dà il cencio per terra e chiude la palestra - come ci ripeteva Macario al suo bar dello sport -. Forse George faceva anche troppo per quanto guadagnava, se al primo fruscio di assegni bolognesi non bastò l'affetto di un cuore grande più di una Porta della città per trattenerlo". |