1967 - "BOLLIVANO I BAIOCCHI, SON BELL'E COTTI"
Ezio Cardaioli: Durante il primo anno della serie B capitò di giocare una partita amichevole contro la nazionale russa che stava recandosi in Messico per partecipare alle Olimpiadi. La dirigenza mensanina riuscì a organizzare questo importante avvenimento e la partita si svolse nell'unico campo coperto allora esistente, cioè il palazzetto della Virtus dove noi giocavamo le partite del nostro primo campionato di serie B. Era la nazionale allenata dalla cosidetta Volpe Argentata Gomelski, padre del basket russo in cui giocavano dei grandissimi campioni tra cui il play Alachachan, un giocatore piccolo e massiccio dotato di grande fantasia, e il pivot Andreyev, alto ben 2,17.
Fu la prima volta che la gente accorse numerosa a vedere il basket a Siena: un centinaio di tifosi infatti rimasero addirittura fuori dal palazzetto perchè la polizia impedì un super affollamento dell'impianto virtussino.
Per giocare contro questa super squadra, all'epoca la migliore in Europa, fortissima sia dal lato tecnico che fisico, noi fummo rinforzati dal senese Barlucchi, che era emigrato giovanissimo alla Virtus Bologna per poi giocare in seguito sempre in A con Cantù, Mobilquattro e Pesaro, ma anche in nazionale. Barlucchi ci portò anche due americani, tali Sullivan e Hollendoner, entrambi intorno ai 2,05, che cercarono di diminuire il gap tra noi e questa super squadra di oltre cortina.
Iniziammo questa partita a tutta birra, loro ovviamente giocarono all'inizio con un pò di sufficienza e dopo cinque o sei minuti ci ritrovammo avanti 18-12. A quel punto la gente, gasata e forse anche un pò ignorante e ottimista, intonò il celebre coro (almeno per Siena) "Bollivano i baiocchi, so bell'e cotti". Detto coro era ancora nelle corde vocali dei tifosi che ci ritrovammo sotto di venti punti. La partita naturalmente terminò con uno scarto intorno ai 40 punti, ma fu uno spettacolo che anche oggi viene ricordato da chi era allora sugli spalti. Nei primi minuti, quando ... dominavamo, mi ricordo di un meraviglioso contropiede condotto da Campanini, Montermini e Cappelli con una fitta ragnatela di passaggi concluso dallo stesso Cappelli che, con una delle sue magie, evitò le lunghissime braccia del pivot Andreyev che difendeva uno contro tre, facendo un canestro che solo lui poteva realizzare.
* da "Dal basket amatori alla serie A andata e ritorno" di Ezio Cardaioli
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