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Siena 22 settembre - Posted in : Basketsiena.it | Fonte: TuttoUdinese | Introduzione: S.Fini
Coach Finetti: "La mia nuova vita in Germania"
L'abbiamo visto crescere nelle nostre "pietre", l'abbiamo visto partire giovane per dare forma alla sua grande passione, il basket. L'abbiamo seguito a distanza attratti dalle sue belle e positive esperienze. Carlo Finetti: un allenatore giovane ed emergente, ed oggi già con esperienze importanti all’attivo. Ha iniziato la sua carriera di allenatore giovanile alla Virtus Siena, per poi passare alla Stella Azzurra Roma. Passato all’USE Basket, è rimasto ad Empoli un paio di stagioni, lavorando sia nel settore giovanile che come assistente della prima squadra (serie B). Poi Trieste, Biella, come assistente della prima squadra di serie A2. Ad Udine, con Boniciolli; dove ad un certo punto della stagione, a sorpresa, gli venne affidata la prima squadra con ottimi risultati. Oggi è a farsi esperienza internazionale in Germania; in quiella Germania campione del mondo.
Ad Udine è rimasto nel cuore e nella testa di molti ...  Stefano Pontoni su TuttoUdine, in questi giorni, lo ha intervistato.
(ved i sotto)

Sulla stampa:  
                                 

Coach Finetti: "La mia nuova vita in Germania. "
servizio di Stefano Pontoni
Chiusa l'esperienza triennale all'Apu Udine, coach Carlo Finetti è ripartito dalla Germania. In questa stagione ricoprirà il ruolo di assistant coach di Dany Jansson ai  Tigers Tubingen, club di BBL. Ai nostri microfoni ci ha raccontato come sta andando la sua prima avventura all'estero.

Coach, come ti stai trovando in Germania?
"Primo mese per me in Germania, mi sto ambientando. Sta andando bene, mi trovo in una società non eccessivamente grande ma con la testa sulle spalle. C'è un buon mix, tra scelte ponderante e scommesse interessanti su giocatori giovani. Posso già dire che venire qua è stata per me la scelta migliore. Tubingen è una città tranquillia . La scelta di andarmene da Udine non è stata mia, avevo abbondantemente aperto la strada a lavorare nello staff di Vertemati. Era una cosa che mi avrebbe fatto piacere, da un allenatore come Adriano c'è tanto da imparare. Non è stato possibile, il coach ha preferito rinnovare tutto lo staff, aprendo completamente un nuovo ciclo. Personalmente condivido questa decisione e la rispetto. Non porterò mai rancore nei confronti di una società che mi ha dato l'occasione di allenare ad alti livelli".

Che percorso hai immaginato per te in futuro?
"Cercare di aprirmi al mercato internazionale è sempre stato per me un obiettivo. Anche quando ero all'Apu avevo concordato con coach Boniciolli e il club la possibilità di fare dei viaggi di formazione in società di primo livello, cercando di esportare anche il marchio di Udine in giro per l'Europa. A giugno, una volta capito che non rientravo più nei piani societari, ho riattivato dei contatti avevo messo in stand-by. Il mercato italiano a quel punto non mi offriva quel che cercavo. Ho avuto alcuni contatti con delle società, ma alla fine ho preferito guardare all'estero. Da lì poi è nata la trattativa che mi ha portato a Tubingen. Ora mi trovo qui per continuare a crescere professionalmente. Il futuro, poi, è tutto da scrivere".

Quali le differenze che hai riscontrato con il basket italiano?
"Dal lato pratico ci sono pochissime differenze. Qui non c'è una vera e propria scuola, anche perché non ci sono tantissimi allenatori tedeschi. Basta pensare che il commissario tecnico della nazionale Gordon Herbert è canadese con cittadinanza finlandese. La grandissima differenza che ho trovato rispetto all'Italia è che qui un allenatore viene lasciato lavorare. Da noi spesso c'è troppa fretta, in Germania invece non c'è l'ansia del risultato immediato. Una volta fatta una scelta si dà piena fiducia fino alla fine al progetto tecnico. Anche se i risultati non arrivano, se ci sono delle difficoltà viene dato maggiore valore al percorso. Nel campionato tedesco, poi, la fisicità è estrema".

Ti ha sorpreso la Germania vincente al Mondiale?
"Non sono sorpreso. In questa pre-season siamo andati a giocare delle amichevoli contro squadre di seconda serie che hanno dei campi di allenamento all'avanguardia. Sono tre per me i fattori che hanno permesso alla Germania di trionfare al Mondiale. La programmazione, che parte da lontano, in primis. Gli investimenti, poi, nella costruzione di infrastrutture funzionali alla pallacanestro e all'avanguardia. Compreso che non avevano una scuola in grado di competere con le altre nazioni hanno investito infine su allenatori esteri".

Parlando dell' Apu: Monaldi (ex Siena come Finetti) è il capitano giusto per l'Apu?
"Sincerità, disponibilità e leadership sono le tre caratteristiche che secondo me un capitano come Monaldi deve possedere. Il testimone lasciato da Antonutti e da Nobile non poteva finire in mani migliori. È una persona di spessore, in campo e fuori. È il capitano giusto, ne sono sicuro".


D.Monaldi in Mens Sana

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