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Montepaschi Siena -
Precedenti (con questa stagione compresa)
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2008/09 (4-
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GARE |
TABELLINI |
DATI STATISTICI e MIGLIORI |
9/6/12 Gara 1 |
MPS: Mc calebb 25, Zisis 8, Andersen 17, Carraretto, Thornton 19, Lavrinovic 11, Ress 2, Michelori, Lechthaler, Stonerook, Aradori 2, Moss 2. All. Pianigiani. |
% al tiro su azione: Siena 45,9% - |
11/6/12 Gara 2 |
MPS: Mc Calebb 21, Zisis 10, Andersen 5, Carraretto 8, Thornton 4, Lavrinovic 8, Kaukenas 11, Ress 11, Michelori, Lechthaler n.e., Stonerook 6, Aradori 2. All. Pianigiani. |
% al tiro su azione: Siena 52,6% - |
13/6/12 Gara 3 |
EA7: Gentile 13, Cook 12, Bremer 3, Hairston 25, Mancinelli 8 , Giachetti, Bourousis 3, Filloy n.e., Rocca, Radosevic 8, Melli 4, Fotsis 3. All. Scariolo. |
% al tiro su azione: Siena 40,4% - |
15/6/12 Gara 4 |
EA7: Giachetti, Mancinelli 17, Hairston 10, Fotsis 4, Cook 10, Rocca 2, Filloy, Bourousis, Bremer 7, Gentile 6, Radosevic 2, Melli 11. All. Scariolo. |
% al tiro su azione: Siena 48,2% - |
17/6/12 Gara 5 |
Mps: Mc Calebb 16, Zisis 15, Andersen 7, Carreretto, Thornton 3, Lavrinovic 22, Ress 2, Michelori n.e, Lechthaler n.e, Stonerook 11, Aradori 8. All. Pianigiani. |
% al tiro su azione: Siena 42,9% - |
VIDEO DELLA FINALE SCUDETTO
Video completo gara 5 Bo Mc. Calebb Mvp cella Finale scudetto Festeggiamenti a fine gara
HANNO SCRITTO E DETTO
Geri De Rosa
Alla fine, come ci auguravamo su queste pagine, ha vinto la migliore e ha vinto strameritatamente, in maniera molto più netta del 4-
1. L’autentico dominatore della stagione è stato Simone Pianigiani, capace di stravincere ancora con una squadra più vecchia, con tanti acciacchi ed equivoci tattici. Fantastico è stato il modo in cui è riuscito, con il suo staff, a nascondere i problemi e a valorizzare quanto i giocatori potevano dare.
2. Quell’anima che Milano aveva tirato fuori nella fase finale della regular season e in parte dei playoff, quella che ha avvicinato la città alla sua squadra di basket, quella che ha permesso di riempire il Forum due volte nel giro di tre giorni, di martedi e di giovedi, in finale si è vista pochissimo. La dimostrazione? Siena ha vinto gara 3 e gara 5 grazie ai rimbalzi d’attacco, proprio dove quest’anno era più debole, proprio dove ha perso i quarti di Eurolega e poteva perdere anche lo scudetto.
3. Shaun Stonerook resta unico: corre e salta di meno ma vede le cose prima, ha male alla schiena, alle ginocchia e ai tendini, passa i post-
Oscar Eleni dal teatro degli Astrusi di Montalcino:
Siamo andati lassù dove i senesi veri, nel 1555, fondarono la Repubblica di Siena libera in attesa di poter tornare in città perché non vorremmo che anche la squadra di basket, già molto famosa nel basket italiano, ora universalmente nota nello sport nazionale per questo record di sei scudetti consecutivi, facesse come i Beatles separandosi nel volo verso l’infinito, togliendoci il gusto di spiegare ai re di denari, che girano affannati alla ricerca di una vittoria, un segreto che ha fatto di questa Mens Sana sezione basket qualcosa di speciale.
Merito dell’architetto Ferdinando Minucci, solido come il marmo della sua Chiusdino, stramerito del generale Sun Tzu Pianigiani nato nella contrada della Lupa. Perché? Semplice. Hanno capito che la grandezza non s’insegna e non s’acquisisce, come dicevano i cumenda del “s’el custa?”, come pensano questi geniali amministratori delegati senza un vissuto dove il sudore e le lacrime anticipano tutto il resto, perché questa grandezza è l’espressione dello spirito di una squadra. Siena lo è stata, sempre. Anche nella stagione dove l’architetto ha sbagliato squadra. Milano quasi mai, soprattutto nell’anno in cui pensava di potersela vedere faccia a faccia.
Lasciarci la giacchetta per arrivare più in alto. Eh sì. Il rancido degli arbitraggi lo hanno sofferto tutti perché Scariolo sa benissimo che per arrivare a Siena ha calpestato Venezia in mille modi e poi, con Pesaro, in gara uno a Milano, è uscito indenne perché questi direttori di gara della vecchia Ausonia sono tutti come il geniale Facchini che guardando le finali degli altri, Grecia, Spagna, ha potuto uscire dalla sua stanza nell’albergo che porta a Montalbuccio gridando forte: “ Siamo davvero i migliori e ve ne faremo vedere delle belle”.
Siamo nella repubblica dei sensi perduti se il presidente di Lega consegna soltanto la coppa dei campioni, mentre le medaglie ai campioni le consegnava il suo associato e creatore della meraviglia di Fontebranda, il Ferdinando che quando entrò nel basket sapeva di pubblicità, sapeva della natura degli uomini che poi ha plasmato a sua immagine e somiglianza tutti, dall’eccellente ufficio stampa all’ultimo dei magazzinieri.
Claudio Pea
Adesso che la città delle contrade è al settimo cielo, sei scudetti di fila e i coriandoli tricolori che s’infilano nel cespuglio di capelli di Stonerook rimanendo impigliati in eterno nella memoria dei senesi, ora che il pericolo è scappato e non dovrò farmi Frates, né chiudermi in un convento di clausura, adesso che tutti riscoprono l’acqua calda e saltano sul carro dei vincitori riconoscendo che Messer Minucci è sempre il migliore e che (forse) non mi sbagliavo quando dicevo che il suo cavaliere è nato in una grotta a Betlemme allattato dalla Lupa, ora fatemi pure tutte le domande che volete, vi risponderò per le rime. Ma prima lasciatemi cantare la canzone che scrisse Pierangelo Bertoli e che ieri sera Luca Banchi ha riproposto sulla lavagnetta degli schemi suggeritagli – credo – dallo stesso Simone.
Dura mezzo minuto, anche meno: “Eppure il vento soffia ancora, spruzza l’acqua le navi sulla prora, sussurra canzoni tra le foglie e bacia i fiori: li bacia e non li coglie”.
Ditemi: non è meravigliosa? Io la canto da ieri notte in Piazza del Campo. Dove non ho sentito un coro contro Milano e non chiedetemi cosa ho mangiato: forse prosciutto con il melone, ma pensavo ad altro. Pensavo a Pierangelo Bertoli, comunista vero e canzoniere del Vento Rosso, “lo sguardo dritto e aperto nel futuro”.
Pensavo che Pianigiani non aveva ancora dieci anni quando il sassolese, poliomielitico dall’infanzia, compose questa canzone che profuma di libertà e di ribellione. Eppure se la ricorda molto bene.
Pensavo che l’ironia è sempre l’arma migliore per rispondere a chi, andando incontro alla primavera dei playoff, volle far credere al Belpaese della palla nel cestino che era girato il vento e che la Montepaschi aveva finito di vivere e di vincere.
Pensavo che Don Gel ha sbagliato di nuovo strategia svegliando il can che dormiva e che si leccava le ferite per qualche scelta sbagliata (Summers e Rakocevic) e qualche infortunio di troppo.
Pensavo a quel che ho sempre pensato e cioè che cinquemila mascherine per proteggere bocca e naso dall’aria rancida delle finali sarebbero state un bel tocco di gran classe e avrebbero fatto senz’altro maggior rumore di cinquemila trombette spacca timpani, ma i senesi son fatti così: sono focosi, a volte grossolani, e per questo li adoro. Pensavo che il mio amato (ex) cittì, Sandro Gamba, ha sbagliato in pieno pronostico: aveva detto 4-
Però almeno lui si è sbilanciato, mentre Peterson ha fatto il pesce in barile e allora mi è venuta da pensare un’altra cosa mentre la torre dell’orologio segnava le tre di notte e ho lasciato Minucci e Pianigiani che ancora a tavola si gustavano l’ultima (?) memorabile impresa insieme: sei scudetti di fila, mica noccioline.
Pensavo a tante cose. Per esempio a quello striscione che merita un bel dieci e lode: “E A 7 ci siamo arrivati!”. Serve una spiegazione? Non credo.
Vi dirò la verità: la mia festa in Piazza del Campo non è finita e voglio ancora godermela sino in fondo. Domani è un altro giorno e si vedrà. Tanto più che al futuro Messer Minucci ci sta pensando da mesi e di lui i senesi si fidano ormai ad occhi chiusi. Come in “Riusciranno i nostri eroi…” di Ettore Scola. E Nino Manfredi si tuffò in mare. Mentre penso ad un’altra cosa: “Eppure soffia” sarà la mia canzone dell’estate.
FOTO:
Le foto a lato dei festeggiamenti
e delle gare disputate al Mediolanum Forum
sono di G. Pieracciani ed O. Papei