Menu principale:
Alberto Barlucchi fondatore del gruppo nato nel 1990: "Per noi anche venire a Siena è una trasferta ma siamo andati ovunque in Italia"
Il gruppo di tifosi residenti in provincia di Livorno adesso si è allargato a Prato e perfino a Benevento
Trent'anni fa, o quasi. Era un'altra Mens Sana, verrebbe da dire un'altra epoca, quando un piccolo drappo di stoffa verde, con sopra una serie di lettere bianche adesive, fu legato per la prima volta alla balaustra di quello che, allora, si chiamava "il terrazzino": la scritta Ossi Duri comparve nel 1990 e strappò più sorrisi che curiosità, in un periodo nel quale i risultati stavano facendo tornare tanta gente al palasport ma la tifoseria, anziché riunirsi sotto una sola insegna, si divideva spesso in microcosmi di breve esistenza.
Il fondatore, Alberto Barlucchi, è senese e di famiglia storicamente mensanina, ma vive da molti anni nel livornese ed in quel lembo di costa ha visto attecchire la passione dei suoi amici nei confronti della Mens Sana. Salvo rarissime eccezioni (qualche partita a Livorno nei periodi d'oro, quelle a Piombino e Cecina nell'anno della B), per loro si tratta sempre e comunque di andare in trasferta. Si sono forse perse di vista le dimensioni di un gruppo che, nelle ultime stagioni, è cresciuto nei numeri ed ha allargato il proprio raggio d'azione. Sì, perché oltre all'aggregazione con alcuni tifosi biancoverdi scovati a Prato, gli Ossi Duri hanno da poco una sezione targata Benevento: proprio la città delle streghe salita agli onori delle cronache sportive per la promozione in serie A del calcio ma nella quale i fasti della vecchia Mens Sana basket, ed il fascino che la Siena cestistica continua a sprigionare pure adesso, hanno spinto una coppia ad entrare a far parte della famiglia biancoverde trapiantata in terra labronica. "Ci hanno contattato tramite il nostro profilo facebook -
Un'ora e mezzo per arrivare a Siena, altrettanto per tornare a casa, destinazione San Vincenzo, Piombino oppure, come detto, Prato. Gli Ossi Duri salgono in macchina e girano l'Italia con una fede incrollabile nei colori mensanini: è un paradosso, ma ne hanno avuta più loro di non pochi appassionati senesi, che delusi e sfiduciati avevano abbandonato la squadra dopo il disastro del 2014 saltando a piè pari l'annata della ripartenza dal campionato cadetto e magari si ripresentano oggi, in un clima sicuramente più sereno.
"Si sono persi tifosi anche carismatici -
I RICORDI
I ricordi scorrono. Dall'annata di Ataman e della Coppa Saporta alla trasferta di Cantù nell'anno del primo scudetto, poi la "serata difficile, definiamola così, vissuta a Varese da uno dei nostri ragazzi al termine di una partita infrasettimanale" e la tensione con qualche conterraneo ("nel 2015 ricevemmo minacce pesanti su facebook, tanto da decidere di bloccare l'account; se penso che le stesse persone l'anno prima ci chiedevano i biglietti per venire a vedere l'Eurolega... ")
Ricordo anche una partita giocata a Biella nel 2012, di lunedì: la Mens Sana stravince 56-
In assoluto, però, la sensazione più bella è un'altra. "Sia nel nucleo iniziale del gruppo, che in parte non c'è più, sia in chi si è avvicinato negli ultimi tempi si è creato un forte sentimento di appartenenza alla città, un legame che va oltre la Mena Sana. Lo dico -
Fedeli dal 1990 Gli Ossi Duri, dall'anno della loro fondazione, hanno sempre avuto lo striscione al palasport di viale Sciavo come in trasferta. Tra i tanti ricordi del gruppo, anche la kermesse della Coppa Italia 2002 (come testimonia la foto in bianco e nero), persa in una finale drammatica con la Virtus Bologna